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Work in progress

Maurizio Follin

Venuto al mondo la notte in cui alla RAI trasmettevano La Cantatrice Calva di Ionesco
. allattato con il costruttivismo di Malevich e l’astrattismo di Kandinsky,
. svezzato dall’informale di Vedova e l’action-painting di Pollock,
. fluttuando fra i versi di Ginsberg e gli accordi di Zappa,
non potevo che crescere uno spirito libero.

Libero di studiare figura e natura morta, per poi esprimermi con dripping e mouse.
Libero di non incontrare il favore del mercato, ma di stupire e appassionare gli amici.
Libero di usare drappi non intelaiati, che richiedono un certo coraggio a quei pochi che vogliono attaccarseli sopra il divano buono.
Libero di mixare pittura ed immagini digitali, progettando improbabili ambientazioni difficilmente realizzabili se non in formato virtuale.

Con il mio lavoro cerco di darmi la possibilità di trasmettere buone vibrazioni a quei pochi curiosi che, disposti ad uscire dai loro panni intellettuali, accettano di respirare una boccata di pura creatività.

Non appartengo a nessun “ismo”,
non ho la presunzione di creare qualcosa di nuovo e tanto meno di Originale . . . . .

però mi ci diverto.

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1985 Centro Civico San Lorenzo


Personale al Centro Civico San Lorenzo, Mestre VE

Impegnato da molti anni in una ricerca stilistica e soprattutto strutturale, sono passato da una fase di rigida geometria ad una forma più sciolta e spontanea che, pur nel suo strutturalismo, rasenta l'informale.
Mediante lo studio e la sperimentazione delle varie tecniche e dei più svariati materiali sono continuamente alla ricerca di un linguaggio che unisca l'espressività emozionale alla gestualità più spontanea, come in una specie di scrittura che metta assieme tutta la forza di un'esperienza nella sua totalità, vissuta non solo a livello intellettuale ma anche fisico .
La scelta dei materiali è strettamente legata a questo studio sul coinvolgimento fisico di chi guarda. La tattilità del drappo, la rigidità del legno, la povertà e quotidianità del cartone sono concetti fondamentali per esprimere il diretto rapporto fra il corpo che riceve i vari stimoli e la mente che li elabora in emozioni.
L'uso del dripping è visto come gesto, una specie di danza, di body-action che contrasta e completa il senso più strettamente concettuale dell'uso del colore e della struttura che rappresenta lo scheletro dell'opera (o emozione base).
In questa prospettiva sto ora sperimentando la sostituzione della geometria di base (spesso stravolta al punto di renderla inintelligibile) con alcuni simboli, a volte .di carattere mistico, altre più strettamente legati alla realtà quotidiana, in quanto il simbolo, come tale, racchiude già una sua struttura concettuale, che volta per volta reinterpreto situandola in un contesto personale, attribuendole un doppio significato di chiave di lettura (struttura di base) e prodotto finale di una mia elaborazione emotiva.
M.F.