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Work in progress

Maurizio Follin

Venuto al mondo la notte in cui alla RAI trasmettevano La Cantatrice Calva di Ionesco
. allattato con il costruttivismo di Malevich e l’astrattismo di Kandinsky,
. svezzato dall’informale di Vedova e l’action-painting di Pollock,
. fluttuando fra i versi di Ginsberg e gli accordi di Zappa,
non potevo che crescere uno spirito libero.

Libero di studiare figura e natura morta, per poi esprimermi con dripping e mouse.
Libero di non incontrare il favore del mercato, ma di stupire e appassionare gli amici.
Libero di usare drappi non intelaiati, che richiedono un certo coraggio a quei pochi che vogliono attaccarseli sopra il divano buono.
Libero di mixare pittura ed immagini digitali, progettando improbabili ambientazioni difficilmente realizzabili se non in formato virtuale.

Con il mio lavoro cerco di darmi la possibilità di trasmettere buone vibrazioni a quei pochi curiosi che, disposti ad uscire dai loro panni intellettuali, accettano di respirare una boccata di pura creatività.

Non appartengo a nessun “ismo”,
non ho la presunzione di creare qualcosa di nuovo e tanto meno di Originale . . . . .

però mi ci diverto.

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2007 Talisa e l'arte effimera




Agriturismo Talisa, Levada TV

L’armonia del colore


Libertà del colore e libertà dalla forma. Libertà di esprimere emozioni, sensazioni, sentimenti. Libertà di comunicare, attraverso vari media, tradizionali e moderni, mixando tele e colori con elaborazione digitale, scultura e pittura, figura ed avanguardie, informale ed arte tribale. E’ l’arte di Maurizio Follin: una pittura materica e colorata, nella quale l’azione si fa opera, nella migliore tradizione dell’informale. E proprio da Vedova e dall’Action Painting di Pollock prende il via la sua attività, che si arricchisce però con il costruttivismo di Malevich e l’astrattismo di Kandinsky, fra i versi di Ginsberg e gli accordi di Zappa.
Da Pollock deriva la tecnica, quel dripping che troviamo in quasi tutte le sue opere, da Frank Zappa l’armonia quasi musicale che comunica odori, materia, movimento. Spesso i suoi quadri sono stati paragonati a spartiti, e lui stesso non sente estranea tale definizione: “A volte lavoro realmente come se stessi componendo un'armonia, con tanto di base ritmica, cadenzata e geometrica nel fondo, per poi intervenire con azioni gestuali, con il dripping, quasi fosse un assolo di chitarra con echi e distorsioni”.
Nascono così gli Aquiloni in cui il drappo, la tela, il formato di volta in volta verticale od orizzontale si adattano alla libertà della sua espressione: alcune opere sono sognanti, dominate da toni pastello, altre sono caratterizzate da toni violenti, altre ancora sono un tripudio di colori, un’esplosione di gioia. Gli accostamenti possono essere strani, acidi o dolci, armoniosi o dissonanti, e comunicano agitazione o allegria, ma quasi sempre positività e tanto, tanto movimento.
Tecnica e musica sono arricchite dalla conoscenza dell’espressione primitiva e tribale nella serie del Peccato Originale, opere in cui si sente il respiro del deserto, degli indios, delle tribù, e dove il gesto, il ritmo, il segno riacquistano un significato ormai perduto nell’era tecnologica: quello di mezzi primi di comunicazione. Ed ecco i colori caldi, puri e terrosi, il rosso e l’ocra attraversati da segni neri, geometrie africane, astratte, materiali naturali che diventano maschere e totem, per captare ancora, “caricandoli di nuovi significati personali (…) voci e richiami lanciati da oggetti e da materiali naturali”.
Il colore si fa meno materico in alcune Opere su Carta, dove spesso il supporto viene lasciato emergere e i dipinti diventano puro grafismo, scrittura colorata. E per cambiare, mutare, virare i colori, creare infinite variazioni di una stessa opera, Maurizio si è infine servito della tecnologia: con il digitale ha creato i Miti, rielaborando e sovrapponendo le foto dei suoi “miti” (spesso universalmente riconosciuti) ai suoi dipinti, ai suoi gesti. Ed ecco quindi Andy Warhol, Bakunin, Che Guevara, il Dalai Lama, Einstein, Gramsci, ma anche Frank Zappa, la sua grande passione: i loro volti sono sfumati, mescolati al colore liquido e ai segni della sua pittura, o emergono in trasparenza da quegli stessi segni.
Una produzione varia, quella di Maurizio Follin, che fin dagli inizi ha rivendicato la sua libertà creativa: l’arte, per lui, è solo questo, deve “rispondere esclusivamente alle proprie esigenze creative, e non si deve scendere a compromessi per renderla bene di consumo”.

 Nicoletta Consentino

Locandina, progetto grafico di Giuseppe Brombin