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Work in progress

Maurizio Follin

Venuto al mondo la notte in cui alla RAI trasmettevano La Cantatrice Calva di Ionesco
. allattato con il costruttivismo di Malevich e l’astrattismo di Kandinsky,
. svezzato dall’informale di Vedova e l’action-painting di Pollock,
. fluttuando fra i versi di Ginsberg e gli accordi di Zappa,
non potevo che crescere uno spirito libero.

Libero di studiare figura e natura morta, per poi esprimermi con dripping e mouse.
Libero di non incontrare il favore del mercato, ma di stupire e appassionare gli amici.
Libero di usare drappi non intelaiati, che richiedono un certo coraggio a quei pochi che vogliono attaccarseli sopra il divano buono.
Libero di mixare pittura ed immagini digitali, progettando improbabili ambientazioni difficilmente realizzabili se non in formato virtuale.

Con il mio lavoro cerco di darmi la possibilità di trasmettere buone vibrazioni a quei pochi curiosi che, disposti ad uscire dai loro panni intellettuali, accettano di respirare una boccata di pura creatività.

Non appartengo a nessun “ismo”,
non ho la presunzione di creare qualcosa di nuovo e tanto meno di Originale . . . . .

però mi ci diverto.

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2011 Arte di frontiera

Pinacoteca Civica di Savona, Palazzo Gavotti, 5 novembre 2011


Coesistenza e contaminazione, strumenti di conoscenza e di superamento degli oppostiLa storia dell’uomo ha seguito un percorso culturale basato sulla logica “binaria”
dell’aut-aut ed espresso dalla disuguaglianza x ≠ y (dove, se x è il bene,
y non può che essere il male) dagli esordi fino alla nostra condizione di oggi,
in cui sopravvivono drammatici dualismi, contrasti tra opposti fondamentalismi
che producono disastri e infelicità Le conseguenze sono pesanti: muri di
incomprensione, intolleranza, ostacoli alla cultura dell’ntegrazione e al progresso.
Questo modello potrebbe però essere utilizzato in una prospettiva positiva,
realizzando ipotesi di contaminazione tra i termini del rapporto binario, che
ne verrebbe così disattivato. Una di tali ipotesi potrebbe essere avanzata nel
campo dell’rte, dove ad esempio il modello “binario”antico/moderno ostacola
la conoscenza delle opposte motivazioni e rende impossibile ogni atteggiamento
di tolleranza: un dissidio componibile o che è necessario comporre.
L’perazione qui proposta tenta la via più ardua e però più efficace di composizione:
lungi da ignorare il meccanismo di contrapposizione, gli artisti lo
accettano, per verificare un possibile effetto favorevole alle parti.
Il metodo è semplice e diretto, basato sulla coesistenza e sul conseguente
rapporto fisico tra opere di arte contemporanea (per lo più proposte in declinazioni
di ricerca avanzata) e le opere residenti, patrimonio storico-culturale del
Museo che accoglie l’evento. Non c’è alcun tentativo di smussare gli angoli
o di modulare il contrasto né a dire il vero di accentuarlo a fini gratuitamente
provocatori: il contrasto e la provocazione nascono de facto dalla diversità delle
opere appartenenti ad ambiti linguistici e culturali obiettivamente distanti.
Quello che, in più è ricercato è il dialogo: un dialogo che, per sua stessa
natura, instaura tra le parti un rapporto complesso durante il quale ciascuna
trasferisce un po’di sé al suo interlocutore, ricevendone qualcosa e aprendosi
alla consapevolezza dell’ ”altro” senza rinunciare alla propria identità In tal
modo la contaminazione tra gli opposti, conseguente alla loro voluta e consapevole
coesistenza, diviene strumento di conoscenza e conduce ad una
reciproca valorizzazione delle opere, ciascuna delle quali trae dalla presenza
del suo contrario elementi di specificità e rilevanza artistica.
Alle installazioni sonore (Follin) e visive (Bonanno e Ice dog), alla scultura
di ricerca (Marchesa) alla video-art (Tarantino), alla performance (Sullo),
espressioni di una sensibilità artistica squisitamente “contemporanea” è offerta
l’opportunità di abitare le prestigiose sale del Museo, traendone elementi
di temporanea storicizzazione; e alle opere dei Maestri proposte dal Museo
di ricevere una rivitalizzazione ed un confronto con l’oggi. Così creando contrasti
decisi ma regolati da un consapevole disegno progettuale, l’operazione
finisce per produrre una imprevista armonia dei contrari che supporta di una
sua precisa e condivisibile ragion d’ssere, al di là della natura e del valore
delle opere presenti e/o installate. Questo, almeno, est in votis.
Bruno Sullo